Sport

Praticare attività fisica giova alla qualità della vita dei malati del morbo di Parkinson.

In soggetti parkinsoniani l’esecuzione regolare, anche di semplici esercizi, possa portare nel tempo ad acquisire una migliore autonomia e qualità di vita, oltre che a un’evoluzione più lenta e meno invalidante del decorso della malattia. I dati sono ancora da confermare su ampia scala e naturalmente l’attività fisica deve essere associata ad una adeguata terapia farmacologica.
Pur non essendo disponibili studi che dimostrano la maggior efficacia di una pratica sportiva rispetto a un’altra, alcune attività sembrano essere più indicate per questa tipologia di pazienti come ad esempio la corsa, il cammino a passo veloce, il tennis e la danza (che grazie anche alla musica facilita l’esecuzione dei movimenti), migliorando il trofismo muscolare.

Oltre a queste, anche la pratica di discipline orientali come il Tai Chi e Chi Chung e tecniche di rilassamento come Yoga e stretching, favoriscono l’allungamento muscolare, la mobilità articolare e l’equilibrio.
Già uno studio condotto alcuni anni fa dagli scienziati dell’Harvard University aveva concluso che praticare regolarmente attività fisica contribuisce a ridurre il rischio d’insorgenza della Malattia di Parkinson. Dalla ricerca, che aveva coinvolto 48.000 uomini e 77.000 donne non colpiti dalla malattia, né dal cancro, risultava una riduzione del rischio della malattia del 50 %, fino ad arrivare al 60 % nei soggetti ancora più attivi fisicamente.
Un effetto protettivo dell’attività fisica era stato ugualmente riscontrato nei modelli animali. Ulteriori studi dovranno stabilire se l’attività fisica è in grado anche di rallentare la progressione del morbo. Ad affermarlo è Alberto Ascherio, professore di Harvard. Favorire la prosecuzione o l’inizio di un’attività sportiva fin dall’esordio della malattia può rappresentare una valida opportunità per migliorare la qualità della vita dei pazienti.
(contenuto a cura di http://www.italiasalute.it)

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